GRANADA’s HAIBUN

 

Nel cuore della notte, la sveglia : non fatico a lasciare le coperte calde del bed & breakfast, malgrado le poche ore di sonno leggero ed interrotto da schiamazzi mondani.
Il taxi alle 04.40 mi aspetta e senza aprire il bagagliaio o proferire parola, si parte.
Le strade deserte e i semafori lampeggianti gareggiano coi disco immacolato, alto e brillante più che mai già la sera prima su tutta Barcellona.
Arrivata in aeroporto mi gusto un agrume salvato il giorno prima per l’occasione… Da un’immensa vetrata seguo sulle piste illuminate i voli staccarsi da terra nell’oscurità. M’imbarco.
Il decollo è rapido e in pochi istanti mi trovo di fronte ad uno spettacolo mozzafiato.

luna all’aurora
galleggiando nell’indaco
splendente e colma

Quando poi si arrende al sole, dissolta dentro un mare di cirri color oro e albicocca, torno ad avvistare terra.
La catena rossiccia della Sierra Nevada poco prima di atterrare.
L’aria frizzante, allo sbarco, profuma di primavera e nella stazione degli autobus per Granada piante di limone ed arancio, cariche di frutti, mi inebriano.
Arrivata in città a metà mattina lascio la valigia in albergo, una doccia temprante, vestiti puliti e riparto alla volta dell’Alhambra.
Il sito è particolarmente suggestivo e la giornata tersa, con il cielo di un azzurro intenso. La cittadella araba vecchia di oltre mille anni si affaccia sulla piccola valle nelle sue tinte pastello calde, rosate e bianche, intrisa di misteri e simbolismi.
I giardini e gli alberi coperti di petali nuovi, le aiuole curate, sottili profumi mi avvolgono mentre passeggio per i viali ciottolosi di questo posto dove sembra che il tempo si sia fermato.

medina antica –
accanto al tronco morto
bocci di mandorlo

Mi rapisce la luce che filtra dagli intarsi geometrici e meticolosi fra le fitte ed esili colonne degli edifici e gli scrosci delle tante fontane al Generalife : tutto mi parla di pace, in un connubio armonioso fra la natura e l’uomo.
Lo scorrere continuo delle acque in ogni angolo ne fa un paradiso d’incanti e di una bellezza quasi surreale, mentre il ludico cadere delle acque si fonde col silenzio qua e là punteggiato dal canto di un furtivo pettirosso e scandisce la vita nel suo ciclico incedere.
Con lo sguardo ancora pieno di un paesaggio traboccante di gemme e fiori anche esotici, proseguo e visito l’Albaicín, dove un improvvisato raduno di chitarristi andalusi, suonando e cantando melodie dalle influenze gitane, catturano l’attenzione dei turisti e trattengono gli ascoltatori insieme al panorama senza pari, mentre nel sole ancora caldo al vespro si scorge qualche torso nudo steso sul muretto a crogiolarsi negli ultimi raggi.
Solo dopo il tramonto mi fermo a cenare in un ristorantino rustico fra i vicoli, a pochi passi dalla via principale dedicata a Crustoforo Colombo e brindo con un rosso locale a questa lunghissima ma meravigliosa giornata.

la luna piena –
sui tetti granadini
e nel mio viaggio

Lucia Fontana

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Granada
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